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Codreanu

Avevo 16 anni ero un attivista del FdG di Torino,un giorno venne in visita Giorgio Almirante.
Nella nostra sede di Corso Francia , ero emozionato, finalmente potevo stringere la mano a colui che accese le mie idee e mi invogliò a diventare missino.Nell’attesa sul bancone dei libri trovai
un libretto rosso con incisioni dorate su un frontespizio nero, il titolo mi attrasse ”Fascismi sconosciuti”. Lo comprai e emozionato andai incontro ad Almirante, chiesi un autografo e lui me lo fece in una pagina del mio nuovo libro.
Li scoccò la scintilla che avrebbe incendiato la mia anima e mi sarei forgiato come militante.
In un capitolo del libretto ,conobbi Codreanu e il suo magico movimento.
Ma la vera folgorazione avvenne quando ,pochi mesi dopo lasciai l’M.S.I. per entrare in un organizzazione extraparlamentare di giovani fascisti, vicina ad ordine nuovo.
Quella sera dovevo incontrare il camerata capo di questo gruppo, entrai nella sua casa e nel suo studiolo, appeso alla parete un poster in bianco e nero, il viso di un uomo forte e ieratico.

 

 

Uno sguardo intenso e profondo. Era il comandante Codreanu.
Rimasi incantato. Non ricordo piu’ nulla di quella serata, il mio cuore batteva forte, la mia mente bruciava, il mio unico pensiero era diventare un legionario.
Avevo letto e riletto il mio libretto rosso, ma da quella sera volevo solo approfondire la mia conoscenza della Guardia di Ferro.
Volevo diventare un soldato tutto cuore e spiritualita’,mi buttai a capo fitto nella lettura e nella ricerca spirituale.
Anni di ricerca e intensa passione politica, dentro di me contava solo diventare un eroe attraverso il sacrificio. I miei camerati sognavano la lotta armata la rivoluzione, alcuni la carriera politica , per me tutto ciò contava relativamente.
Io volevo diventare un legionario ,combattere per il mio ideale e raggiungere alte vette spirituali.
Sognavo un CUIB con camerati appassionati e desiderosi di inseguire un sogno.
La vita e le vicende ci portarono a disperderci e fare molte brutte esperienze, ma in me Codreanu rimase la stella polare della mia vita.

Di seguito troverete un po’ di storia del comandante e alcuni punti importanti estrapolati dal capo di CUIB e da articoli trovati in giro, ho fatto un copia incolla per farvi condividere concetti e pensieri che io sento profondamente radicati nel mio cuore.

Tony

Il 24 giugno 1927, giorno di San Giovanni Battista, Codreanu convocò una riunione con i suoi più fedeli amici e diede vita alla Legione dell'Arcangelo Michele (Legiunea Arhanghelului Mihail). Il movimento legionario fu quanto di più lontano potesse esserci da un partito politico classico Sintesi di mistica del sacrificio e militarismo, attivismo e spirito comunitario, la Legione (che cambiò spesso nome a causa dei ripetuti scioglimenti imposti dal governo) fu portatrice di un'ideologia nazionalista, anticapitalista ed antibolscevica, che rappresentò ben presto un'attrattiva fortissima per studenti, intellettuali, contadini ed operai .Per meglio comprendere il carattere "religioso" di questo movimento giova citare quanto lo stesso leader scrisse:
« Il nostro movimento legionario ha soprattutto il carattere di una grande scuola spirituale. Esso tende ad accendere fedi insospettate, esso mira a trasformare, a rivoluzionare le anime. Gridate ovunque che il male, la miseria, la rovina vengono dall'anima. L'anima è il punto cardinale sopra il quale si deve operare nel momento attuale. L'anima dell'individuo e l'anima del popolo. Sono una menzogna tutti i programmi nuovi e i sistemi sociali fastosamente ostentati al popolo, se alla loro ombra ghigna la medesima anima malvagia, la medesima mancanza di coscienza verso l'adempimento del dovere, il medesimo spirito di tradimento verso tutto ciò che è romeno, la medesima dissolutezza, il medesimo spreco e il medesimo lusso. Chiamate
l'anima della stirpe a una vita nuova. »

Convinto della necessità di fondare l'attività politica sulla spiritualità e sulla riscoperta delle tradizioni contadine, Codreanu decise una drastica reimpostazione dell'azione di propaganda: si mosse per le zone rurali più profonde del paese, facendo leva sui principi del cristianesimo ortodosso, sul bisogno di giustizia sociale, ed anche sui sentimenti di astio antiebraico molto diffusi in quegli anni nella società e nella cultura del paese. Quando si fecero sentire gli effetti della Grande depressione, alla fine del decennio, la popolarità di Codreanu crebbe ulteriormente. A favorirne il successo, ci furono la violenta denuncia della corruzione diffusa tra i politici ed il sostegno concreto e costante ai ceti più disagiati. Codreanu divenne così una sorta di eroe popolare.

In seguito riporto l’emozioni che suscito il capitano nell’animo di intellettuali non rumeni che lo incontrarono:
« Improvvisamente nella folla intervenne il silenzio. Un uomo alto, di una bellezza triste, vestito del bianco costume dei contadini romeni, entrò a cavallo nel cimitero (…) Si fermò vicino a me, e io non potei vedere nulla di mostruoso e di malvagio in lui. Al contrario. Il suo sorriso infantile e sincero si irradiava sopra la folla miserabile, ed egli sembrava essere misteriosamente lontano da essa. Carisma è una parola inadeguata per definire la strana forza che emanava da quell'uomo. (…) E così, in silenzio, egli restò in mezzo alla folla. Non aveva nessun bisogno di parlare. Il suo silenzio era eloquente; egli sembrava esser più forte di noi, più forte dell'ordine del prefetto che gli vietava di parlare. (…) In più di un quarto di secolo io non ho mai dimenticato il mio incontro con Corneliu Zelea Codreanu.[
« Era sobrio fino all'astinenza. Digiunava il martedì e il venerdì fino alle cinque del pomeriggio (…) Non si curava delle donne. E anche per questo, forse, non si curava dei suoi vestiti (…) Non aveva nessuna idea del denaro (…) Sua moglie doveva sottrargli di nascosto il denaro, quando ce n'era, per impedirgli di farne dono ai poveri e agli amici, che erano poveri anch'essi.[ »
Un  biografo di Corneliu Z. Codreanu ha usato, per definire la dottrina che ispira il Libretto del capo di cuib, l'espressione di «umanesimo integrale».
A nostro parere non può esservi, a proposito dell'insegnamento esposto nel Libretto, definizione più erronea che questa, se si tiene presente che nel testo in questione Codreanu fissa le linee per un trascendimento della condizione umana, non certo per una sua assolutizzazione. La legge dell'educazione, una delle sei leggi fondamentali del cuib, suona così: «Devi diventare un altro. Un eroe». Perciò, di dottrina dell'eroismo integrale sarebbe se mai il caso di parlare. Eroe e uomo nuovo sono sinonimi nell'insegnamento di Codreanu, che sembra riproporre, in termini meno terrestrizzati, il tema nietzschiano del Superuomo: «Aspettiamo questo uomo questo eroe, questo gigante... Il movimento legionario... è una scuola spirituale da cui, se vi entrerà un uomo, all'altro termine dovrà uscire un eroe».
Le direttive che Codreanu fornisce per la realizzazione dell'uomo nuovo conferiscono al Libretto del capo di cuib, con il loro carattere simbolico, l'aspetto di un rituale iniziatico: il legionario deve compiere un viaggio irto di difficoltà attraverso il monte della sofferenza, la selva delle fiere selvagge e la palude dello sconforto. Si leggano con la massima attenzione le pagine relative a queste tre prove: ci si renderà conto che non ci si trova di fronte né a della retorica né a della letteratura, ma che si ha a che fare con la rappresentazione di un viaggio attraverso gli Inferni, cioè con la descrizione di una delle fasi dell'iniziazione reale. La condizione di «vero legionario» può essere conseguita superando le tre prove e intraprendendo «l'opera dolce, l'opera benedetta per la costruzione dalle fondamenta della nuova Romania».
Viene spontaneo ravvisare in ciò una stretta analogia coi «viaggi notturni» presenti nelle diverse tradizioni, non ultimo quello di Dante Alighieri; anzi, ci pare più esatto affermare che l'uso del medesimo simbolismo riflette l'unità della dottrina contenuta nei vari insegnamenti tradizionali, presentandoci il legionarismo romeno come una delle forme particolari attraverso cui è stato conservato, nel mondo europeo contemporaneo, qualche bagliore della Tradizione. Quest'ultima affermazione potrebbe sembrare gratuita o, quanto meno, arrischiata, qualora non fossimo in grado da dimostrare che il paese in cui la Guardia di Ferro si trovò ad operare, la Romania, aveva conosciuto in precedenza la realtà di una trasmissione iniziatica e il suo successivo occultamento. La «prova» che rende legittima tale asserzione è un documento di folclore, e il folclore, come si sa, è il custode di una somma di elementi riferentisi a un piano trascendente e spesso iniziatico. Ci riferiamo a una ballata popolare romena (o meglio, alla variante romena di una leggenda diffusa in un'area più vasta) relativa alle pratiche dell'arte muratoria, nella quale ci è stato trasmesso il mito della Donna nella pietra. Tale simbolo -come quelli della vergine prigioniera che attende un liberatore o della vedova che ha perduto il suo uomo e aspetta un nuovo signore- esprime l'idea dell'eclissi della Tradizione.
Per convincersi di come l'insegnamento tradizionale fosse realmente passato nelle mani dell'organizzazione legionaria, si considerino l'ortodossia e la coerenza con cui nel Libretto viene esposta la dottrina riguardante la preghiera o appello agli antenati. La preghiera non è da Codreanu cristianamente concepita come l'atto devozionale del credente che aspetta un osso dalla misericordia del suo padrone, ma è intesa, nel solco dell'insegnamento tradizionale, come una freccia lanciata con sapienza, intelletto e dottrina contro l'orecchio di Dio. La preghiera, nell'insegnamento legionario è un magico atto di potenza che attrae irresistibilmente dai cieli le forze misteriose del mondo invisibile, gli spiriti degli antenati: «Chiamale, attirale con la potenza del tuo spirito e esse [queste forze] verranno». Questo modo di pregare, col relativo porre l'accento sulla potenza, non tradisce nessun languore di donnicciole, nessun sentimentalismo di tipo cristiano, ma, al contrario, si riconnette a una forma regale di spiritualità. Il potere necessitante che Codreanu attribuisce alla preghiera, onde essa vince le energie occulte e le costringe ad intervenire, ha caratterizzato ogni formulazione eroica della tradizione regale: da Plotino -per il quale la preghiera produce il suo effetto secondo un rapporto deterministico- ad Agrippa -secondo coi le forze astrali agiscono solo per un legame naturale di necessità- all'ermetismo in generale, dove si nota l'assenza di ogni elemento «religioso» o comunque estraneo alla legge di causa ed effetto.
Altrove si è accennato al fatto che anche la concezione legionaria del sacrificio rinvia a un tipo da spiritualità antitetico a quello manifestatosi attraverso il cristianesimo.
Secondo Mircea Eliade, il quale è stato assai vicino agli ambienti della Guardia di Ferro, il significato di ogni sacrificio umano -e di ogni sacrificio in genere- «dev'essere ricercato nella teoria arcaica della rigenerazione periodica delle forze sacre»: la vittima viene immolata per impedire l'esaurimento
della potenza sacra. In altre parole, l'uomo «tradizionale» ripete, sacrificando l'atto creativo che ha dato vita al mondo, alla vegetazione, ecc. Riteniamo di non stabilire un'analogia fantasiosa, se affermiamo che il legionario sacrifica se stesso per rigenerare la stirpe e impedirne la scomparsa:
Fedeli al Capitano, lieti noi ci immoleremo; sui cadaveri nemici costruirem la nuova patria; e in un altro canto legionario: la Stirpe chiede un nuovo sacrificio: Codreanu, vieni a noi!
Nella convinzione che il sacrificio è fecondo di per se stesso e che esso genera immancabilmente i suoi frutti Codreanu scrive nel Libretto del capo di cuib: «Dopo la sofferenza viene sempre la vittoria. Chi saprà soffrire, quegli vincerà». E i legionari scelsero di divenire vittime sacrificali nel momento stesso in cui proclamarono che «la quantità di sacrificio fatto determina la vittoria».
Il Libretto del capo di cuib ha, si è detto, l'aspetto di un manuale liturgico. L'importanza che il rituale ricopre nel movimento legionario non è sfuggita a Z. Barbù, uno scrittore a cui in altra sede è stata riconosciuta una lucidità difficilmente riscontrabile presso altri saggisti attratti dal fenomeno codreanista. Scrive tra l'altro il Barbu: «Tutte le loro assemblee iniziavano e si concludevano con rituali magici di canto e spesso di danza». E ancora: «Uno dei corpi scelti principali della Guardia di Ferro era la cosiddetta Squadra della Morte, composta da giovani fanatici pronti a uccidere e a essere uccisi. Il loro rango e la loro missione erano fortemente istituzionalizzati, o meglio, ritualizzati». Inoltre l'autore interpreta come un «assassinio rituale» la punizione inflitta al traditore Stelescu.
Il Libretto del capo di cuib è tutto informato di questo carattere rituale; esso stabilisce, in gran parte, il susseguirsi di formule e gesti inerenti a un rito, così come un rito è la seduta del cuib, il cui svolgimento viene scrupolosamente descritto nelle prime pagine del manuale. Con il medesimo rigore viene fissata .
L'azione di Codreanu significò dunque un tentativo di restaurazione eroica della spiritualità olimpico-solare. Di ciò il movimento legionario fu pienamente consapevole, e tale consapevolezza è dimostrata dal fatto che la sua iconografia conferisce tratti eroici alla figura del Capitano, inserendo personaggi superumani nelle scene raffiguranti la nascita di Codreanu. Se non ci si lascia trarre in inganno dal linguaggio cristiano di tale iconografia (linguaggio che la Guardia di Ferro utilizzò a fini exoterici), si comprenderà che in tal modo l'origine di Codreunu veniva equiparata a quella delle stirpi eroiche generate dall'unione di dei e donne mortali. Per convincersi di come l'insegnamento tradizionale fosse realmente passato nelle mani dell'organizzazione legionaria, si considerino l'ortodossia e la coerenza con cui nel Libretto viene esposta la dottrina riguardante la preghiera o appello agli antenati. La preghiera non è da Codreanu cristianamente concepita come l'atto devozionale del credente che aspetta un osso dalla misericordia del suo padrone, ma è intesa, nel solco dell'insegnamento tradizionale, come una freccia lanciata con sapienza, intelletto e dottrina contro l'orecchio di Dio. La preghiera, nell'insegnamento legionario è un magico atto di potenza che attrae irresistibilmente dai cieli le forze misteriose del mondo invisibile, gli spiriti degli antenati: «Chiamale, attirale con la potenza del tuo spirito e esse [queste forze] verranno». Questo modo di pregare, col relativo porre l'accento sulla potenza, non tradisce nessun languore di donnicciole, nessun sentimentalismo di tipo cristiano, ma, al contrario, si riconnette a una forma regale di spiritualità. Il potere necessitante che Codreanu attribuisce alla preghiera, onde essa vince le energie occulte e le costringe ad intervenire, ha caratterizzato ogni formulazione eroica della tradizione regale: da Plotino -per il quale la preghiera produce il suo effetto secondo un rapporto deterministico- ad Agrippa -secondo coi le forze astrali agiscono solo per un legame naturale di necessità- all'ermetismo in generale, dove si nota l'assenza di ogni elemento «religioso» o comunque estraneo alla legge di causa ed effetto.
Fedeli al Capitano, lieti noi ci immoleremo; sui cadaveri nemici costruirem la nuova patria; e in un altro canto legionario: la Stirpe chiede un nuovo sacrificio: Codreanu, vieni a noi!
Nella convinzione che il sacrificio è fecondo di per se stesso e che esso genera immancabilmente i suoi frutti Codreanu scrive nel Libretto del capo di cuib: «Dopo la sofferenza viene sempre la vittoria. Chi saprà soffrire, quegli vincerà». E i legionari scelsero di divenire vittime sacrificali nel momento stesso in cui proclamarono che «la quantità di sacrificio fatto determina la vittoria».
Il Libretto del capo di cuib ha, si è detto, l'aspetto di un manuale liturgico. L'importanza che il rituale ricopre nel movimento legionario non è sfuggita a Z. Barbù, uno scrittore a cui in altra sede è stata riconosciuta una lucidità difficilmente riscontrabile presso altri saggisti attratti dal fenomeno codreanista. Scrive tra l'altro il Barbu: «Tutte le loro assemblee iniziavano e si concludevano con rituali magici di canto e spesso di danza». E ancora: «Uno dei corpi scelti principali della Guardia di Ferro era la cosiddetta Squadra della Morte, composta da giovani fanatici pronti a uccidere e a essere uccisi. Il loro rango e la loro missione erano fortemente istituzionalizzati, o meglio, ritualizzati». Inoltre l'autore interpreta come un «assassinio rituale» la punizione inflitta al traditore Stelescu.

Il Libretto del capo di cuib è tutto informato di questo carattere rituale; esso stabilisce, in gran parte, il susseguirsi di formule e gesti inerenti a un rito, così come un rito è la seduta del cuib, il cui svolgimento viene scrupolosamente descritto nelle prime pagine del manuale. Con il medesimo rigore viene fissata la liturgia che i legionari devono osservare nel loro impegno solenne, mentre il resoconto particolareggiato dell'impegno dei primi legionari ci dà un'idea dell'alta tensione spirituale che dovette caratterizzare le cerimonie di questo ordine aristocratico e iniziatico.
La Legione è un'organizzazione basata sull'ordine e la disciplina.
La Legione è animata da un nazionalismo puro, scaturito dall'amore senza limiti per la Stirpe e per il Paese.
La Legione vuole ridestare alla lotta tutte le energie creatrici della Stirpe.
La Legione difende gli altari della Chiesa che i nemici ci vogliono demolire.
La Legione si inginocchia davanti alle croci dei prodi e dei martiri della Stirpe.
La Legione sta, scudo incrollabile, intorno al Trono, i cui Voivodi e Re si sono sacrificati per la difesa ed il bene della Patria.
La Legione vuole costruire, con spiriti forti e braccia robuste, un Paese potente, una nuova Romania.

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