Questo sito si serve dei cookie tecnici e di terze parti per fornire servizi. Utilizzando questo sito acconsenti all'utilizzo dei cookie.

HANS VON SEECKT, O LE UOVA DEL DRAGO

È questa un'ora cruciale per il corpo ufficiali della Reichswehr.

Il suo comportamento nell'immediato futuro determinerà se

il corpo ufficiali potrà mantenere la guida del nuovo esercito.

 


Abituati alle figure mitiche e un po' fuori dagli schemi come quelle di Junger, La Rochelle o von Salomon, può risultare strano porre lo sguardo su quella del generale Johannes Friedrich Leopold von Seeckt, detto Hans, senza un po' di sufficienza, che potrebbe superficialmente accentuarsi pensando al rapporto ambivalente e in molti casi conflittuale che Hitler ebbe con la casta dei militari.
Stiamo parlando tuttavia di un ufficiale eccezionalmente colto e intelligente che fu protagonista nella Prima guerra mondiale e successivamente fu l'autore principale di quella ricostruzione della Reichswehr basata su una massa ristretta (100.000 uomini) di quadri sottufficiali e su una struttura leggera e flessibile che, sotto certi aspetti, dovrebbe essere il riferimento e il modello metaforico di chi voglia realizzare un'analoga ricostruzione nell'ambito politico. Questo avendo ovviamente chiaro che al momento l'analogia, se non si vuole sconfinare nel grotteswco, finisce lì, ma rimanda anche a situazioni non dissimili, come quella vissuta da Lenin nel tentativo di

creare un partito di quadri. Esistono infatti alcuni punti di contatto fra l'azione di Lenin e quella di von Seeckt, la loro azione avendo mirato alla creazione di una struttura organizzativa atta a ingaggiare il combattimento e a vincerlo, facendo di tutto una scienza, e traendo profitto anche dalla sconfitta, nel caso russo la rivoluzione del 1905 e in quello tedesco la catastrofe del novembre 1918.
Figlio di un generale prussiano, Hans von Seeckt era nato nel 1866, anno a suo modo fatidico, a Schleswig, nello Schleswig-Holstein. Diversamente da tanti suoi coetanei destinati alla carriera militare, non studiò in una scuola per cadetti, ma nel ginnasio civile di Strasburgo, dove si diplomò nel 1885. In quello stesso anno si arruolò come allievo ufficiale nel reggimento della Guardia Kaiser Alexander. Nominato ufficiale nel 1887, fu ammesso sei anni dopo al corso triennale dello stato maggiore alla Kriegsakademie di Berlino e nel 1897 risultò fra i pochi ufficiali selezionati per quel corpo. Ottenne quasi senza soluzione di continuità incarichi e promozioni dal 1896 al 1914 mentre, grazie all'istruzione civile, mostrò una preparazione molto superiore a quella dell'ufficiale prussiano medio, e anche questa caratteristica fu probabilmente decisiva nel dargli una più ampia prospettiva ai fini della ricostruzione dell'esercito tedesco, ricostruzione che avrebbe richiesto una padronanza assoluta della scienza militare, da unire tuttavia alla sagacia politica e a una grande duttilità.   
È interessante notare che prendendo parte alle vicende iniziali della Grande guerra, in qualità di capo di stato maggiore della 1a Armata di von Kluck, Seeckt avesse potuto osservare da vicino le dinamiche del fallimento di un piano magistrale durante la sua esecuzione e quindi come la vittoria decisiva fosse sfuggita mentre ormai sembrava a portata di mano. Tra l'altro una caratteristica che gli verrà sempre riconosciuta sarà quella di “irradiare calma” e di “mantenere costantemente il controllo” nei combattimenti.
Un'altra sua caratteristica sarà la grande capacità autocritica, l'assenza di entusiasmo anche di fronte al successo, come mostrò nel combattimento svoltosi nei pressi della cittadina francese di Soissons, conquistata combinando un intensa azione di bombardamento e il ruolo distruttivo dei genieri, seppure con molte perdite. L'azione seguì alla conquista dell'altipiano di Vregny, da cui i francesi dominavano la zona dietro le trincee nemiche, ma a parte le perdite e il funziomanento della manovra pianificata da von Seeckt questi si rese conto di come l'abbondanza di linee ferroviarie avesse consentito l'afflusso veloce di ingenti rinforzi. Questo fattore avrebbe portato von Seeckt a una riflessione sulla modifica delle procedutre operative della fanteria. Intanto, nominato capo di stato maggiore dell'11a Armata di August von Mackensen, ottenne a Gorlice, in Galizia, contro i russi, la più grande vittoria tedesca della guerra, secondo una tattica precisa. Aperta una breccia nella linea avversaria, proseguì l'avanzata in profondità nelle retrovie, avanzando di 130 chilometri in 12 giorni. Fu quest'azione, di fatto, l'inaugurazione della moderna tattica dell'infiltrazione, basata sull'utilizzo delle riserve contro i punti di minor resistenza per farle poi penetrare quanto più possibile. Von Seeckt fu attivo al fianco di Mackensen, col quale in seguito operò a rinforzo della 3a Armata austro-ungarica e delle due armate bulgare in Serbia. In quel contesto von Seeckt, divenuto capo di stato maggiore dell'arciduca Giuseppe d'Asburgo-Lorena, mostrò eccellenti capacità strategiche e politiche, cosa anche questa che lo accomuna a Lenin, oltre a grande versalità nella collaborazione con austriaci e bulgari. Intuì fra l'altro come i bulgari si sarebbero ritenuti paghi della sconfitta serba e avrebbero potuto essere impiegati per il solo contenimento degli alleati sul fronte di Salonicco.
Anche per il prestigio acquisito, e percepito probabilmente come un rivale da Ludendorff fu trasferito sul fronte turco, ma questa promozione-rimozione si rivelò alla fine doppiamente vantaggiosa per von Seeckt, sia perchè in quel teatro di guerra, a capo dello stesso stato maggiore turco, ebbe modo di stringere rapporti, che si sarebbero rivelati utili in seguito, col ministro turco Enver Pasha, sia perchè evitò di essere direttamente associato agli insuccessi e al definitivo crollo dell'ultimo anno di guerra sul fronte occidentale. Fu quindi impiegato a Konigsberg, da cui diresse le operazioni di rientro delle armate presenti in Russia, portando nel contempo a termine la campagna contro i bolscevichi nei paesi baltici e garantendo la difesa dei confini orientali da russi e polacchi.
A quel punto assunse il ruolo, indiscusso, di rappresentare lo Stato maggiore tedesco alla conferenza di pace di Parigi, per poi presiedere il Comitato di riorganizzazione dell'esercito secondo le disposizioni del trattato. Venne così a trovarsi nella stessa situazione di Gerhard von Scharnost, riuscito a rendere inoperante il disarmo dell'esercito prussiano imposto da Napoleone dopo il 1806 e a costruire un esercito ben camuffato. Von Seeckt si trovò in condizioni estremamente più difficili ma realizzò un'operazione ancora più perfezionata.
Il contesto in cui si trovò ad agire era di fatto drammatico, trovandosi la Germania sull'orlo della guerra civile e di un attacco degli alleati sul Reno, qualora non fossero state osservate le clausole di pace. Al momento del tentato Putsch di Kapp del 1920, impedito dallo sciopero generale, respinse le richieste della sinistra di trasformare l'esercito in una sorta di milizia popolare ma dovette accettare l'epurazione di un certo numero di ufficiali reazionari o dissidenti, ma intrecedette presso il presidente Ebert in favore degli ufficiali più giovani e delle truppe che vi avevano aderito. Non si fece invece troppi scrupoli nell'abbandonare quegli utili alleati che erano stati i Corpi franchi, per quanto le formazioni più grosse e ordinate fossero in gran parte già state assorbite dalla Reichswehr, e mancando a quelle rimaaste autonome le necessarie organizzazione e disciplina da lui richieste.
Anche le rigide condizioni del trattato, di cui si era richiesta inutilmente un aumento degli effettivi del futuro esercito, spinsero von Seeckt, già prima dell'azione di Kapp, a intraprendere un lavoro di avvicinamento ai sovietici, puntando sulla minaccia comune degli Alleati e della Polonia e sulla medesima condizione di isolamento. Il riavvicinamento fu formalizzato in occasione della Conferenza di Rapallo e sancì, accanto al trattato commerciale russo-tedesco, la stipula di un programma di collaborazione militare segreta fra le forze armate dei due paesi.
A Versailles il numero degli effettivi della Reichswehr era stato fissato in 100.000 uomini, e quindi von Seeckt, fallito il tentativo di ottenere un quantitativo superiore, si dedicò al compito di trasformare questo piccolo nucleo di 4.000 ufficiali e 96.000 uomini di truppa in un corpo di comandanti e di istruttori qulificati, in grado di costituire l'ossatura di un esercito più consistente qualora fosse stato possibile. Si ricorse a tutta una serie di espedienti con cui questo capo militare e i suoi uomini riuscirono a eludere una rete di difieti e restrizioni, attuando programmi di addestramento clandestinoche consentirono ugualmente l'acquisizione della necessaria esperienza. Molti ufficiali e specialisti trovarono un impiego temporaneo in Cina, Giappone e Sudamerica, oltre che, appunto, in Russia, altri si addestrarono al volo in varie linee civili, mentre una parte dell'esercito smobilitato confluì in organizzazioni paramilitari non ufficiali e proseguì lo studio delle più importanti armi moderne. Va tenuto presente che il riavvicinamento alla Russia non era stato naturalmente perseguito per affinità ideologica, tanto meno a qualunque costo: in un primo momento von Seeckt ebbe ben chiaro che un'alleanza militare russo-tedesca, anche in funzione antipolacca, avrebbe fatto della Germania il socio minore in una campagna congiunta contro l'occidente e avrebbe preluso alla stessa bolscevizzazione del paese. Si era perciò accettato la dotazione di un esercito molto ridotto, cercando di recuperare in efficienza quanto si perdeva in effettivi.
Il capo della forza armata tedesca si pose perciò come obiettivo l'addestramento e la selezione, enfatizzando lo studio delle più aggiornate tattichehe strategie e puntando molto su tutte le più recenti innovazioni tecniche. Questa nuova forza armata d'élite regolamentò l'accesso con esami sempre più severi e rigorosi, e venne attribuita molta più importanza di quanto non si facesse in passato ai requisiti culturali, a cominciare dal possesso di un certificato di Hochschule, viatico peraltro a un periodo di quattro anni e mezzo di corso di addestramento prima del ricevimento dell'incarico. Seguivano poi nuovi corsi e nuove prove da superare, e il mancato conseguimento del grado superiore comportava l'obbligo delle dimissioni, e questo nonostante la preferenza accordata comunque da von Seeckt a candidati di nobili natali e discendenti dalle più antiche famiglie militari, essendo legato alle tradizioni del vecchio esercito.
Si verificò anche il fenomeno di un certo incremento dei suicidi, attribuibile forse alla lunga durata del servizio, un dodicennio, che alla brutalità della vita di caserma o alla disciplina. Le condizioni generali di vita del soldato erano state infatti sensibilmente migliorate, come pure la paga, mentre il morale era tenuto alto anche dall'abbassamento della vecchia barriera esistente tra soldati e ufficiali, tanto che questi erano invitati a guadagnarsi la fiducia e l'amicizia della truppa.  
A questi aspetti di tipo sociale la dottrina di von Seeckt si basava essenzialmente sull'addestramento tecnico e l'uso delle armi, sulla coordinazione fra le varie specialità, sul miglioramento del sistema di comunicazione: tutti aspetti che, mutatis mutandis, possono essere presi in considerazione anche da strutture politiche o parapolitiche che intendano puntare su un iniziale sistema scheletrico. Tornando all'addestramento, nulla venne tralasciato per un immediato recupero di una formazione di base e l'utilizzo a fini militari dei più avanzati ritrovati tecnici, come pure vennero compiute complicate esercitazioni, anche in montagna. Utilizzando i pur goffi mezzi di trasporto truppe consentiti dal trattato, congiuntamente a motociclette e autoblindo prese in prestito dalla polizia, si rese possibile una serie di esercitazioni, simulate anche sulla carta dall'allora giovane capitano Heinz Guderian, messosi ben presto al lavoro sulle teorie dell'impiego offensivo dei corazzati.
Von Seeckt, da par suo, esaltò la superiorità della teoria offensiva su quella difensiva, convinto della tradizionale ottica prussiana per cui “la distruzione dell'esercito nemico... rappresenta ancora la somma legge della guerra, per quanto a volte possa assumere parvenze diverse”. La Reichswehr venne dunque predisposta sia come un efficientissimo esercito di professionisti che come telaio da sviluppare per un esercito molto più consistente, e in questo senso, naturalmente, va posto l'accento sul primo aspetto, non essendo assolutamente prevedibile se e quando il passaggio sarà alla nostra portata. Secondo quello schema gli ufficiali avrebbero occupato i gradi più alti, i migliori sottuficiali sarebbero diventati tenenti e la truppa semplice avrebbe svolto il ruolo del corpo sottufficiali.
Data la finalità di queste note interessano meno gli aspetti relativi al permanente conflitto fra i problemi della mobilitazione, della creazione di una consistente riserva e del rispetto o dell'evasione dei trattati, ed è quindi sufficiente ricordarli anche come fattori concreti del processo storico-politico di quel periodo. Ugualmente non attiene a questa bozza di studio del problema la ricerca delle cause del declino di von Seeckt, provocato certamente da gelosie e forse anche da obiettivi politici in collisione con l'idea di un recupero tedesco della sovranità, e originato tuttavia  da un suo passo falso, il consenso al primogenito dell'ex principe ereditario di prender parte alle manovre dell'esercito: fu questo che provocò il suo collocamento a riposo. Il padre della rinascita militare tedesca lasciava un patrimonio dottrinario, mettendo in dubbio il valore dei grandi eserciti del passato, dato che per lui “la massa diventa immobile, non può manovrare e pertanto non può vincere; può soltanto stritolare per effetto di peso”. Alla base di quella struttura più agile era necessaria una grande disciplina fisica e mentale, soprattutto per l'addestramento dei giovani, mentre cereti aspetti del suo pensiero lo collocavano piuttosto nel passato. Così, von Seeckt, vedeva i giorni della cavalleria non ancora contati, e per quanto avesse intuito la necessità di una guerra mobile, non aveva ancora del tutto compreso che poteva essere resa possibile solo da una mobilità “corazzata”. A parte questo, resta un punto di riferimento serio, sia pure idealmente, per l'ipotesi di una rigenerazione della politica e delle sue forme.