Questo sito si serve dei cookie tecnici e di terze parti per fornire servizi. Utilizzando questo sito acconsenti all'utilizzo dei cookie.

TUTTI CITTADINI ITALIANI E...AGENDER


La moda primavera/estate 2018 propone l’agender anche etichettato genderless. Ma, per carità, non confondetelo con l’unisex, cioè con la maglietta che può portare indifferentemente una persona di sesso maschile o una di sesso femminile. La parola sex è stata abolita dalla moda. Purtroppo sopravvive nei settori della società più reazionari e popolari, legati alle vecchie e superate distinzioni maschio/femmina. Ho sentito con le mie orecchie una donna chiedere ad una con un panzone da far invidia: «Maschietto o femminuccia?». Ve l’immaginate le reazioni che un quesito del genere (del gender, ah! ah!) avrebbe scatenato in ambienti evoluti dove la donna con la panza è stata affittata da una coppia di lui o di lei che così coronano il loro sogno di genitorialità? Vade retro Satana! L’inutile formuletta apotropaica, usata per secoli contro i peccatori condannati da madre romana chiesa, è stata vestita di nippoamericano diventando stay away from me. È una lunga marcia costante per spezzare catene millenarie e liberare gli esseri umani da tabù e pregiudizi. C’è stata la grande ondata retorica contro il padre-padrone. La rabbiosa liturgia femminista. Innumerevoli campagne contro la violenza per cui pure uno scapaccione è diventato oggi reato. Sono state fatte marce per il pacifismo e il disarmo (a senso unico, ma questa è un’altra storia). La guerra è stata bandita in milioni di tavole rotonde, congressi e salotti tv. I cacciatori sono diventati criminali (e non ho mai capito perché i pescatori se la siano sfangata) e il marchio di assassino è stato impresso sul capo di chiunque macelli un agnello.

Le imponenti crociate per i diritti a tutti, tutti i diritti a tutti, senza fare differenza di età, di sesso e di ruoli hanno livellato i rapporti: uno schiacciasassi, un gigantesco rullo compressore, ha reso uguali insegnante e alunno, madre e figlio, moglie e marito… una propaganda costante condotta da sceneggiati tv, dalle fiction come si chiamano oggi, e da film anche non impegnati, anzi terra terra, ha educato tutti al sesso, al piacere del sesso, senza distinzioni di genere. L’orgoglio che un tempo spingeva i duellanti sul campo dell’onore oggi è appannaggio di transgender d’ogni tipo. Parole come patria, gerarchia, sacrificio, disciplina, onore… sono tutte bestemmie. L’essere umano che non dà fastidio, che consuma e che sogna le vacanze esotiche non ha amor patrio, non combatte per un’idea, è aperto a tutte le esperienze, è cittadino del mondo, è placidamente ignorante, giudica, assolve, condanna chiunque senza provare vergogna. Dal papa al presidente della Russia, nessuno si salva. Sui social, gente la cui esistenza non serve a nessuno dà dello stronzo allo scienziato, al cardinale, all’economista. Le tradizionali espressioni del gergo sportivo usate dal tifoso contro allenatori e arbitri sono tracimate in tutti gli altri settori, per cui devi sentire un melenso “cretinetti” sparare giudizi sommari su questo e quello.
Non c’è un solo elemento di quelli che hanno retto la storia plurimillenaria della società che sia scampato allo schiacciasassi.
La questione della cittadinanza va nella stessa direzione. Che senso ha essere italiano? Qual è la differenza con il francese o con il congolese? Non ce n’è. E allora perché negare la cittadinanza italiana? farne una sorta di privilegio portato dal sangue? Quale sangue? Se dici la voce del sangue, ti additano come residuato medievale. Se alludi alla nobiltà del sangue, come minimo ti condannano per istigazione al razzismo.
La moda dice che il genere viene imposto dalla cultura, dall’educazione. È ovvio che un maschietto incoraggiato a giocare alla guerra, da grande sia un maschio retrivo se non addirittura maschilista, e che una femminuccia che giochi con le pentoline e le bambole cresca da brava massaia, moglie devota e madre adorata. Basta con la cultura che impone il genere: che ciascuno diventi ciò che gli capita. Il maschietto vuole diventare femminuccia? La Asl gli/le paghi l’operazione.
L’abito genderless è il più appropriato e fanno bene gli stilisti a farci i quattrini. Che glie ne frega del genere? È il conto in banca che fa la differenza. Lo vedi? C’è un elemento sopravvissuto al livellamento: il denaro. Maschi, femmine, transgender, niloti, nubiani, italioti, brasiliani… tutti vogliono i soldi. Dal Codice di Hammurabi ad oggi, il denaro s’è conservato filo conduttore. Meno male. Le banche tirano un sospiro di sollievo.
Giuseppe Spezzaferro

 

Back to Top