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Manifesto dell'orgoglio europeo

Un documento per i nostri tempi

Svegliati Europa

IL SOGNO DI EUROPA

di Giuseppe Spezzaferro

 

L’Europa è sotto attacco. Minacciato non è soltanto l’attuale status politico-amministrativo, cioè la Ue. È l’Idea-Europa, la Civiltà-Europa, il Mondo-Europa ad essere aggredito da nemici interni ed esterni. Guardando indietro si vede che non è la prima volta. E spingendoci in avanti immaginiamo che non sarà nemmeno l’ultima.

La memoria storica ci ricorda che i primi aggressori furono popolazioni indoeuropee originarie dell’altopiano iranico. Leggiamo “I Persiani”, la tragedia di Eschilo rappresentata circa duemilacinquecento anni fa, e troviamo parte di quelle vicende. Al momento (salvo nuove rivoluzionarie scoperte archeologiche) sappiamo che è stata la prima opera teatrale greca. Vale a dire, la prima dell’intero Occidente. Lo storico Erodoto, che quando la tragedia eschilea andò in scena aveva all’incirca 13 anni, sarebbe stato il primo a tracciare i confini dell’Europa: «L’Asia e i popoli barbari che vi abitano i Persiani li attribuiscono a sé, ma l’Europa e tutto ciò che è ellenico viene da essi ritenuto estraneo».

Due millenni e mezzo fa,  fummo attaccati dall’Impero persiano e fummo Europa per la prima volta.

Lo fummo per contrapposizione, cioè in opposizione a una non-Europa. Per secoli i confini europei ad Est sono stati tracciati in questo modo. Per gli altri punti cardinali, c’è il mare che li segna, da quando, tra il 330 e il 320 a.C., li disegnò il navigatore Pitea di Massalia. Dove le terre s’affacciano sul mare, là sono i confini europei. Sul versante opposto si stendono regioni africane, mediorientali, asiatiche.

Eschilo, che aveva combattuto nel 490 a.C. a Maratona, racconta un pezzo delle guerre di aggressione persiane. Furono 20 anni di battaglie e di fragili paci che Erodoto avrebbe raccontato per filo e per segno.

A conferma di quanto contino i sogni per noi europei, ascoltiamo ciò che aveva sognato Atossa, madre di Serse, figlio di Dario il Grande, e quello che il re, impegnato nella conquista della Grecia, aveva visto sognando.

La vicenda de “I Persiani” è ambientata a Susa, capitale dell’impero persiano. Fermiamoci al sogno che la regina madre narra appena sveglia. Aveva visto due fanciulle, altissime e bellissime. Una indossava vesti secondo la moda persiana e l’altra un peplo dorico. Parevano sorelle, progenie di un unico ceppo, ma una era nata e cresciuta in Grecia e l’altra in terra straniera. Mentre litigavano ferocemente, sopraggiunse Serse che subito s’impegnò a placarle, a domarle aggiogandole ad un carro. La persiana indugiò a sfoggiare superba la bardatura e mansueta stringeva le briglie tra le labbra. La greca, invece, cominciò a divincolarsi e a lacerare con le unghie le cinghie finché se ne liberò. Serse restò come impietrito e, quando gli apparve il fantasma del padre, si strappò le vesti tra le lacrime. A quel pianto, Atossa si svegliò, corse a lavarsi, per le abluzioni di rito, prima di inginocchiarsi nel tempio. Ma qui, davanti al sacro braciere del dio del Sole, vide fuggire un’aquila mentre un falco le sfrecciava dietro, l’afferrava con gli artigli e le staccava la testa. L’aquila non reagì: se ne stette immobile, quale offerta sacrificale. «Tali auspicî, e me che vidi, e voi che udite sbigottiscono», esclamò la regina.

Erodoto racconta tre sogni dello stesso Serse. «E nella notte, raccontano i Persiani, ebbe la seguente visione; sognò che un uomo grande e bello gli stava accanto e gli diceva: “Tu vuoi cambiare parere, Persiano, e pensi di non portare guerra alla Grecia, dopo aver ordinato ai Persiani di ammassare truppe. Ma sbagli a cambiare parere e non troverai nessuno ad approvarti; su, prendi la strada che oggi hai deciso di percorrere”. Detto ciò, così parve a Serse, l’uomo svanì nell’aria. Allo spuntar del giorno non diede peso alcuno al sogno; riunì gli stessi Persiani che anche prima aveva convocato e disse loro: “Persiani, perdonatemi se muto di colpo opinione… ho cambiato idea e ho deciso di non marciare contro la Grecia”. I Persiani come ebbero udito queste parole, si prostrarono tutti contenti…». Erodoto continua: «Ma, scesa la notte, ricomparve accanto a Serse dormiente lo stesso fantasma e diceva: “Figlio di Dario, a quanto pare hai ritirato fra i Persiani il progetto di invasione, e non tieni in alcun conto le mie parole, come se non le avessi udite affatto? Tieni per fermo questo: se non ti metti in marcia subito, ecco cosa te ne verrà: come in breve tempo sei divenuto grande e potente, altrettanto presto sarai di nuovo un poveruomo”… In seguito, mentre si apprestava a partire, Serse ebbe nel sonno una terza visione: i Magi, uditala, la interpretarono come indizio di una futura sottomissione del mondo intero e di tutte le genti. La visione era questa: Serse sognò di essere incoronato con una fronda di olivo; e dall’olivo i rami ricoprivano tutta la terra, poi la corona poggiata sulla sua testa scompariva».

La poesia di Eschilo e la narrazione di Erodoto sono una cerimonia di investitura: l’identità europea è fatta di libertà individuali, di leggi uguali per tutti, di pensiero senza confini, quella non-europea è impastata di schiavitù, di abusi, di superstizioni. Il sogno della madre di Serse e i sogni dello stesso Serse sanciscono il tragico destino di chi ha la presunzione di sottomettere l’Europa.

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