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PADRONI DEL NOSTRO DESTINO



Cos’è il tempo e come ci relazioniamo con esso? Da cosa, o chi, dipende il suo scorrere inevitabile? Secondo le antiche concezioni del mondo preesistenti ai tre monoteismi, lo scorrere del tempo è rappresentato in modo ciclico. Gli antichi, osservando il mondo, ritennero che lo stesso fosse caratterizzato da alcune costanti: per esempio l’alternanza delle stagioni o il ripetersi dei fenomeni, come il sorgere ed il tramontare del sole. Da ciò dedussero che la storia, cioè lo scorrere del tempo, fosse caratterizzato da numerose ripetizioni, non avendo né principio né fine. Basti pensare alla dottrina delle quattro età di Esiodo (Oro, Argento, Bronzo, Ferro) o a quella dei quattro Yuga della religione induista. Questa concezione permetteva all’uomo di non esaltarsi eccessivamente nei periodi positivi, sapendo che prima o poi sarebbero arrivati i tempi bui, ma anche di non abbattersi durante quest’ultimi, perché sarebbero comunque giunti alla fine, sostituiti da tempi d’oro.
In seguito, con il diffondersi delle religioni monoteiste, sarebbe prevalsa una diversa concezione del tempo, quella lineare. In questo caso, la storia ha un inizio ed una fine precisi; anzi, la storia stessa è giudicata in modo negativo ed il mondo rappresentato come “una valle di lacrime”. Basti pensare alla narrazione biblica. In principio c’era il

Paradiso Terrestre, creazione divina, perfetta e atemporale. Poi però Adamo ed Eva decidono di assaggiare il frutto proibito, la mela, e vengono così condannati da Dio, per il loro peccato, alla perdita dell’immortalità e sottoposti alle difficoltà dell’esistenza (nascita del tempo storico). In seguito manderà sulla terra suo figlio, Gesù, che con la propria resurrezione preannuncerà quella dell’intero genere umano. Quest’ultimo, infatti, dopo il Giudizio Universale tornerà ad essere nuovamente perfetto (o almeno quelli che si troveranno in Paradiso), com’erano all’origine Adamo ed Eva prima del loro atto di insubordinazione a Dio. In sintesi, non solo vi sono un inizio ed una fine precisa del tempo storico, ma anche una speranza per il genere umano di uscita dallo stesso tempo storico.
Permetteteci una piccola parentesi per farvi notare come la concezione biblica del tempo sia paradossalmente simile a quella comunista. Anche in quest’ultimo caso, infatti, c’era una situazione paradisiaca distrutta però da un “peccato”: la divisione del lavoro, da cui sono sorte tutte le sofferenze del proletariato. Ma quest’ultimo, proprio con la dittatura dello stesso proletariato, riesce a “risorgere” e a tornare all’iniziale situazione paradisiaca. A quel punto, l’uomo non avrà più bisogno di agire nella storia, avendo nuovamente realizzato il paradiso in terra, liberandosi da vincoli e doveri.
Eppure, le due concezioni della storia, ciclica e lineare, apparentemente diverse, hanno una cosa in comune: il determinismo. In entrambi i casi il futuro è già scritto. Il cerchio, infatti, è comunque una linea, seppur chiusa. In questo modo l’uomo non appare come un essere libero ma condizionato.
A queste due concezioni si oppone radicalmente Nietzsche, come si evince da questo passo del Così parlò Zarathustra: “Tutto va, tutto torna indietro; eternamente ruota la ruota dell’essere. Tutto muove, tutto torna a fiorire, eternamente corre l’anno dell’essere. Tutto crolla, tutto viene di nuovo connesso; eternamente l’essere si costruisce la medesima abitazione. Tutto si diparte, tutto torna a salutarsi; eternamente fedele a se stesso rimane l’anello dell’essere. In ogni attimo comincia l’essere; attorno ad ogni "qui" ruota la sfera del "là". Il centro è dappertutto. Ricurvo è il sentiero dell'eternità ". In questo caso abbiamo una concezione sferica del tempo; si conserva il cerchio ma la linea sparisce. La sfera però, pur assomigliando al cerchio, rispetto a quest’ultimo può rotolare in ogni momento su ogni lato. La storia, in questo modo, può prendere qualunque direzione. Il tempo non è più modellato  tra passato, presente e futuro, ma è  un tempo in cui si assiste ad un eterno ripetersi dell’attimo che si risolve in se stesso, che presenta unità di essere e significato.
Cos’è allora che determina lo scorrere del tempo? La volontà dell’uomo, anzi del superuomo, come scritto da Nietzsche. Quest’ultimo non è semplicemente un essere più forte, più intelligente o migliore. Ma è radicalmente diverso dall’uomo. In lui la volontà tutto può perché è un essere realmente libero. Anche il passato è frutto della sua volontà creatrice. Il “così fu” è sostituito dal “così volli che fosse”. Bisogna imprimere al divenire il carattere dell’essere. Vi sono oggi uomini in grado di seguire la via tracciata dal filosofo di Röcken? Ne dubitiamo, ma questo non ci impedisce di continuare a cercarne.



 

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