Hasta Siempre Camarada
Mi dicono spesso: "ma perché Che Guevara? Con tutti i nostri Eroi..."
Vero, ma per me Ernesto Guevara è stata una conquista, me lo sono sudato, gli altri erano un'eredità.
Chi di noi non si è abbeverato al misticismo di Codreanu? Mistico e misterioso, se il giudice Vigna voleva arrestarlo, lo cercava nelle caserme della Sardegna.
Chi di noi non si è nutrito della figura di Ettore Muti? Abbiamo tutti mangiato pane e Mutella.
Chi di noi non ha deriso i Supereroi venuti d'oltre oceano, pensando all'invincibile Degrelle?
Quando hai un tridente formato da Pavolini, Bombacci e Farinacci, la partita non la giochi neanche più.
Se poi, prima che arrivassero gli Zico ed i Maradona, nella tua squadra avevi già Josè Antonio e Peron, beh...vinci per manifesta superiorità.
Poi realizzi che fare la raccolta delle figurine non è esattamente giocare al calcio e cominci a palleggiare.
Di Ernesto Guevara mi hanno subito colpito le stimmate, i segni che il Destino traccia sui suoi figli più cari e nel suo caso l'Eroe mitologico, l'Eroe letterario, si sublima in un uomo in carne ed ossa.
Il Mito segue sempre uno stesso schema, affronta un viaggio reale o virtuale che rappresenta la trasmutazione alchemica, un percorso a tappe che possiamo qui illustrare:
- nella prima tappa l'Eroe viene strappato al suo mondo per essere catapultato in una realtà a lui estranea. Guevara compirà questo passaggio non solo più volte nella vita, ma ancora prima di nascere. Sua madre lo partorirà durante uno scalo a Rosario, in viaggio su un'imbarcazione diretta a Buenos Aires, dove la famiglia sta per trasferirsi.
- la seconda tappa è quella della chiamata, che serve ad indicare all'Eroe, la sua strada, il suo destino. A due anni si ammalò di polmonite e l'asma che ne derivò e che lo accompagnò per tutta la vita, sarebbe stata per sempre la radice della sua volontà sovrumana. El Fuser lo chiamavano i suoi compagni di rugby. Ma non solo, fu lo stimolo per studiare medicina e potersi così dedicare ai più bisognosi, ancora non sapeva che avrebbe usato altri strumenti.
- il rifiuto alla chiamata è la terza tappa. L'Argentina è attraversata da avvenimenti che ne avrebbero segnato la politica per il resto del secolo. Guevara cerca di sfuggire al suo destino, non gli interessano le vicende politiche. Non fa presa su di lui la famiglia di origini borghesi, che prende posizione contro Peron. Si rifiuta ed inforcata la bicicletta raggiunge l'amico Granado. E' un continuo andare e tornare, un confrontarsi con i lebbrosi, con la miseria dei minatori, con un Paese che gronda sangue. Insieme sulla "Poderosa" perlustreranno in lungo ed in largo il territorio americano finchè la moto reggerà. Poi Alberto deciderà di fermarsi, ha trovato la sua dimensione. Ernesto ancora non la conosce, oppone continuamente rifiuto a tutti gli appelli, finchè in Guatemala diventa il guerrigliero che da quel momento verrà soprannominato il Che.
- da lì si sposterà in Messico dove incontrerà Castro. E' questa la quarta tappa, l'incontro con lo Spirito Guida, con il Maestro.
- con lui il Che affronterà la quinta tappa che è il superamento della prima soglia. E' qui che l'Eroe accetta la chiamata e con volontà e coraggio si donerà anima e corpo alla battaglia. Sarà lui a conquistare Santa Clara ed entrare per primo all'Avana.Una volta preso il potere, sarà il Che che si occuperà in prima persona del ripristino dell'ordine, della riforma agraria, della ristrutturazione delle milizie, della nazionalizzazione delle imprese, fino ad assumere il controllo della Banca Cubana.
- ma è nel culmine del successo che davanti all'Eroe si materializzano i Demoni tentatori. Siamo alla sesta tappa, quella in cui bisogna capire chi sono i veri amici ed i veri nemici. Sono i giorni della Baia dei Porci, dell'appoggio che Cina ed Unione Sovietica offriranno a piene mani. Dovrà mantenere l'equilibrio per aiutare quello che è oramai il suo popolo, rimanendo attore e non strumento."Bisogna essere duri senza perdere la tenerezza" dirà. Attaccherà gli Stati Uniti che giocano in casa, durante un memorabile discorso alle Nazioni Unite in quel di New York.
- questo discorso sarà a breve seguìto da un altro in Algeria, alla Conferenza Afro-Asiatica di solidarietà, dove si dibattono le problematiche del Terzo Mondo. E' per lui la settima tappa, quella del tradimento. Già, perchè nel frattempo Krusciov e Kennedy hanno trovato un accordo ed alla faccia dei missili schierati, neanche questa volta si scambieranno un colpo. In questa sede accuserà il Blocco Socialista di essere un imperialismo secondario che deruba i Paesi che dovrebbe proteggere.
- sa che ormai è giunta l'ora dell'ottava tappa, deve prepararsi per superare la seconda soglia. Raccogliere tutto il coraggio e la forza di volontà, organizzarsi contro la paura dei pericoli sempre più grandi che lo avvicineranno alla morte. Si congeda da Castro che lo ritiene ormai scomodo, lascia Cuba e va in Congo per addestrarsi alla battaglia finale che si svolgerà in Bolivia da lì a breve.
- affronterà la prova suprema, la nona tappa, con la consapevolezza che ce ne sarà una decima, quella della resurrezione e quindi della trasformazione. Al soldato tremante entrato nella cella per giustiziarlo dirà: "Spara codardo, ucciderai solo un uomo".
- ritornerà al mondo ordinario in una dimensione più umana, diventando effige di libertà, in un mondo dove libertà non c'è. In un mondo dove il sangue si compra con l'oro, dove per sentirsi un guerriero basta indossare una maglietta. Ma questo non lo ha insegnato lui, questa è l'interpretazione degli sciocchi.
Tutto ciò è stato se vogliamo l'aspetto "tecnico" che mi ha avvicinato al Che, ma per tecnico non intendo noioso.
Fu esaltante per me, appassionato di Guerre Stellari e Signore Degli Anelli, ripercorrere le fasi del mito e poterle mettere in relazione con quelle di Luke Skywalker e Frodo. Fu però estremamente affascinante quando provai a farlo con Ulisse, Giasone, Prometeo, Re Artù e persino Cristo. Sicuramente divertente confrontare Castro con Gandalf, Merlino e Virgilio.
Ma anche queste erano figurine, erano seghe mentali, perchè mi ero innamorato. Per me il Che era la donna d'altri, bellissima, misteriosa, che volevo conquistare e fare mia.
Fu così che partii per Cuba dove risiede ancora il suo Spirito. Il Che è vivo nei suoni, nelle parole e le canzoni che accompagnano le giornate. Nei colori delle strade che percorri anelante di conoscenza. Nelle pietre che parleranno per sempre di lui.
Fu una compenetrazione, un amplesso totale, una corresponsione di amorosi sensi.
E quando tutto fu compiuto accesi una sigaretta e cominciai a tirare le somme.
Era l'idea di Patria del Che, così lontana da quella dei ragazzi giunti a Berlino per difendere il bunker, quell' Idea di Europa Nazione che mi portavo addosso?
Era la sua, una versione elaborata in termini di tempo e spazio del Nazionalsocialismo?
Era la sua, figlio d'Argentina, onorato alla morte dallo stesso Peron, una Terza Posizione?
Stavo io trasformando le sue idee per snaturarle nelle mie, oppure lo avevano fatto i comunisti di tutto il mondo?
Ci pensai a lungo e mi risposi che non me ne fregava un bel niente!
Gli Eroi non sono di parte, sono patrimonio comune e superiore. Omero non tifava né per Ettore, né per Achille.