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Ascensione

 

Ci sono 14 giorni che vanno praticamente dalla festa di Natale fino alla notte dei Re Magi in cui l'uomo ha a portata di mano il massimo delle possibiltà di ascendere. In questo periodo l'uomo costruisce l'anno che gli verrà incontro, in altri termini, per essere terra terra, in questo periodo l'uomo dovrebbe cercare di non arrabbiarsi, di fare pace col prossimo (anche se quel tale ha una faccia che gli sputerei addosso, stiamo tranquilli, a me che mi importa?), fare atti di gentilezza, proprio dal punto di vista morale, cercare di essere tranquillo e gaio. Intimamente questi giorni uno deve mettere pace in famiglia, tenere i figli sotto la ferula, perà amorevolmente, non pronunciare parolacce (chiedo scusa se sono così esplicito). E poi, soprattutto, cercare di meditare, praticare la concentrazione tutti i giorni, possibilmente una specie di intuizione meditativa al mattino; quando uno si sveglia non dovrebbe aprire gli occhi subito, ma ascoltare ciò che gli sale dal cuore verso la bocca, perché ciò che io pronuncio svegliandomi, non sono io che lo dico, è il morto che me lo dice. Se io voglio avere un consiglio da un trapassato (possibilmente da poco tempo), la sera prima di addormentarmi visualizzo quello che voglio sapere: al mattino quando mi sveglio non apro gli occhi e sento quello che io stesso dico: è la risposta! cioè uno deve cominciare ad avere la percezione che siamo in un mondo fortemente imbevuto di divino, nel quale il Verbo si è realmente incarnato.
Uscendo di casa, cercare di guardare gli alberi come esseri viventi, contemplare la pietra immedesimandosi in essa.

Pro. Pio Filippani Ronconi

 

EUROPA, E QUALE

di

Attilio Cucchi

 

In una fase storica e politica in cui può apparire illusorio pensare a un'Europa unita e tantomeno ispirata a una volontà rivoluzionaria è opportuno ribadire quale sia, al di là dei possibili sviluppi storici futuri, l'idea di Europa imperiale cui ci ispiriamo e che vagheggiamo.
È opportuno tuttavia aver ben presente che finora, da lustri, il fumoso e mistificatorio dibattito sul tema ha avuto come riferimento, almeno nel sentire comune se non fra le vere o presunte avanguardie rivoluzionarie, esclusivamente i due modelli, quello tecnocratico e dirigistico alla Monnet, e quello democratico-federalista, velenoso quanto utopistico, alla Spinelli, quello, per intenderci, celebrato anche di recente del cosiddetto Manifesto di Ventotene. Fra i massimi statisti del dopoguerra non si è quasi mai parlato di un'Europa unita politicamente che avesse una sua politica, quindi una sua identità e una visione geopolitica e geostrategica, il cui corollario fosse, fra l'altro, una forza armata indipendente dotata anche del deterrente atomico.

Questo non era naturalmente concepibile dopo una sconfitta militare che in realtà non coinvolgeva solo le ex potenze dell'Asse, Italia e Germania, ma tutti gli altri paesi, dai presunti vincitori, Francia (questa attuò con maggior fortuna dell'Italia il gioco delle tre carte che la vide sedere al tavolo dei vincitori) e Gran Bretagna, agli sconfitti d'oltrecortina. Non era concepibile a causa di una duplice occupazione che di fatto ha privato l'Europa, com'è noto, dell'iniziativa politica e militare.

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LUCIO SICCIO, GUERRIERO ASSASSINATO DAL POTERE

 


Gli uomini dovettero scendere da cavallo per poter proseguire. Erano circa cento usciti dall’accampamento in pattuglia per individuare le postazioni nemiche e un luogo sicuro per spostare l’accampamento. Nella guerra con i Sabini e gli Equi ,Roma aveva dovuto sopportare la sconfitta dei due eserciti mandati contro di loro. A Ereto, città al confine della Sabina, dove la Salaria si congiungeva con la Nomentana, e all’Algido, il monte sulla via Latina che collegava l’Urbe con la Campania, le legioni erano state messe in fuga dai guerrieri che abitavano quelle aree. Le battaglie erano finite male per i legionari perché i comandanti non erano stati nominati per le loro effettive capacità, ma in base ad un “Manuale Cencelli” ante litteram. A Roma, il potere era stato affidato ai Decemviri, una commissione di dieci uomini scelti per scrivere le leggi, sicché erano state sospese tutte le altre cariche per facilitare loro il compito. La stesura richiese due decemvirati, ma, mentre il primo aveva fatto il proprio dovere, il secondo aveva approfittato della sospensione delle consuete magistrature per gestire il potere a proprio uso e consumo. Era stato tutto lottizzato in base alle amicizie e alle clientele di ciascun decemviro, perciò non è affatto azzardato il riferimento al “manuale” usato dalla Dc per distribuire poltrone ministeriali.

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La legge del sangue

 


Molto si è scritto nel dopoguerra sulla politica razziale del nazionalsocialismo ma ben pochi ne hanno compreso l’essenza. Quasi tutti hanno posto l’accento sull’interpretazione puramente biologica della stessa, senza rendersi conto che questo faceva parte unicamente della propaganda. Se andiamo ad analizzare nel profondo la politica tedesca degli Anni Trenta, ci rendiamo conto come la razza non fosse un fine della relativa legislazione ma un mezzo. Il reale scopo di quella politica non era certo quello di dar vita ad un popolo di alti, biondi e palestrati. L’obiettivo era molto più elevato: far riaffiorare la Weltanschauung, cioè la Visione del Mondo dell’antico popolo germanico. Si trattava di far riaffiorare lo spirito indoeuropeo, obnubilato da millenni ma ancora ben presente nell’inconscio dell’homo europeus.
Visione del Mondo che era radicalmente antitetica a quella allora imperante, anche in materia religiosa. Leggiamo quanto ha scritto Johann Chapoutot nel suo La legge del sangue: “La religiosità germanica si caratterizza innanzitutto per la prossimità tra il divino e gli uomini.Nelle religioni orientali (ebraismo, cristianesimo…), Dio è un signore potente e il fedele uno schiavo: nelle lingue semitiche, il verbo pregare deriva dalla radice abad che significa essere schiavo.

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DEFINIRE IL COMUNISMO

 

Saper riconoscere le qualità o i meriti di un avversario è sempre un segno di spirito cavalleresco e di onestà intellettuale, anche comprenderene le motivazioni o il punto di vista può risultare utile. Molto diverso è finire per provare una sorta di fascinazione frutto soprattutto della sua azione psicologica, ancor peggio non saperne cogliere le eventuali metamorfosi o le sue nuove manifestazioni, o credere che non esista più e non possa più manifestare, anche con altre forme, la sua pericolosità. Queste note non hanno la pretesa di risolvere una questione, che non è affatto nominalistica, e che si presenta in tutta la sua complessità, quella del comunismo e del sovvervisismo, intesi non solo come forme storiche organizzate, ma come ininterrotta affermazione dello spirito ultrademocratico borghese e della logica dell'oltranzismo egualitarista.
Sarebbe facile, per non dire semplicistico, citare i passi in cui Evola individuava una sorta di coincidenza fra capitalismo e comunismo, come risulta altrettanto facile sostenere che il comunismo non esiste più dal 1989, ma in realtà si usa spesso un termine, quello di comunismo, intendendo concetti anche diversissimi, e riferendosi, per negarlo o affermarlo, ad aspetti ed esperienze del passato. Sono esistiti un comunismo utopistico, di guerra, comunismi nazionali e settarismi vari, con interpretazioni diverse e contraddittorie tipiche di tutte le religioni.

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Uno spettro si aggira per la rete – è il fascio social

di

Mario Tuti

 

Ciò che occorre allora è accorgersi di questo ospite inquietante e guardarlo bene in faccia, per poi procedere in direzione ostinata e contraria…
Perché Facebook è diventato covo degli ammazzasette e dei trombofasci da tastiera.
Sfogano su internet tutte le passioni che gli sono rimaste, e al di là dallo schermo si scoprono senza forze, senza idee, senza valori, senza palle, oscillando tra una furia ostentata, con risse sui blog e profili reciprocamente bannati, ed il caratteristico vittimismo.
“/Recitando un rosario / di ambizioni meschine / di millenarie paure /di inesauribili astuzie/ Coltivando tranquilli / l'orribile varietà / delle proprie superbie / come un'anestesia / come un'abitudine./” Come cantava ormai 20 anni fa De André...
Gli sfoghi cominciano solitamente con le parole “dovrebbero” o “bisognerebbe”. Chi sarebbe il salvatore, o i salvatori, non è dato saperlo. Forse Mussolini, Hitler, o – si parva licet - Salvini, Putin, addirittura la Meloni (lei? salvare chi? al massimo le sue parassitarie prebende!), spesso è genericamente “il popolo” che “vedrai tu quando…”
Il “quando” fissa una prospettiva fosca - quando non ci sarà più da mangiare, quando staremo tutti per strada, quando avremo toccato il fondo, quando i clandestini ci avranno invaso - oppure un decisivo momento di rottura - quando ci sveglieremo, quando “avremo vinto”. Allora li saremmo “andati a prendere”.
E chi li andrebbe a prendere? Loro?!? Capaci al più di postare selfie col saluto romano o smorfie a culo di gallina? Ma via..!

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